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Le esportazioni agricole rappresentano un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico dei paesi a basso e medio reddito, offrendo strumenti preziosi per ridurre la povertà, creare nuovi posti di lavoro e generare valuta estera. Tuttavia, sfruttare questo potenziale comporta il superamento di sfide complesse, quali normative internazionali rigorose, mercati frammentati e infrastrutture spesso carenti. Per esempio, mentre i paesi in via di sviluppo ospitano l’80% della popolazione mondiale, essi rappresentano solo il 40% del valore totale delle esportazioni, con i paesi meno avanzati che contribuiscono a malapena all’1% delle esportazioni agricole globali. In questo scenario, i prodotti a valore aggiunto (come quelli biologici o colture specializzate) offrono opportunità ancora poco sfruttate: il mercato globale del biologico, valutato a 17,5 miliardi di dollari, è paragonabile a quello del caffè, ma costi di certificazione elevati e normative frammentate spesso rappresentano un freno per i piccoli produttori.
Questo articolo sintetizza strategie concrete, supportate da casi di successo in Cile, Etiopia, Pakistan e altrove, che possono essere adattate anche al contesto locale italiano. Combinando l’adozione di tecnologie innovative, la collaborazione lungo tutta la catena del valore e una preparazione mirata all’accesso ai mercati, gli operatori del settore possono superare gli ostacoli e rispondere efficacemente alla crescente domanda globale.
Raccomandazioni chiave, supportate da esperienze concrete
Investire in tecnologie adattive e nella formazione degli agricoltori
Esperienza in Cile:
Piccoli coltivatori orticoli hanno incrementato la loro competitività grazie all’adozione di sistemi di irrigazione a goccia e pratiche agricole innovative. Il livello di istruzione e l’accesso a programmi tecnici, come il PRODESAL (che combina formazione e supporto socio-economico), sono stati determinanti. Gli agricoltori con una formazione adeguata hanno il 30% di probabilità in più di adottare tecnologie avanzate, migliorando così sia i rendimenti che l’accesso ai mercati.
Lezione appresa:
Integrare tecnologie in continua evoluzione (ad esempio, strumenti mobili per il rilevamento precoce di malattie) con programmi di formazione mirati, per garantire un’adozione sostenibile e duratura.
Favorire le partnership pubblico-private (PPP) per facilitare l’accesso ai mercati
Esperienza in Pakistan:
L’iniziativa USAID PREIA ha semplificato le procedure doganali attraverso il sistema “Pakistan Single Window”, riducendo del 50% i tempi di sdoganamento e digitalizzando il 91% dei pagamenti. Inoltre, le normative locali sono state armonizzate con gli standard internazionali, facilitando l’export di prodotti deperibili.
Lezione appresa:
Promuovere le collaborazioni tra settore pubblico e privato per abbattere barriere strutturali (come certificazioni e infrastrutture) e adeguare i prodotti alle esigenze dei mercati globali.
Concentrare l’attenzione su mercati di nicchia con prodotti certificati e marchi riconoscibili
Esperienza in Etiopia:
Nonostante i prezzi premium, le esportazioni di caffè lavato etiopico sono in stallo a causa della bassa produttività e dell’uso del caffè essiccato come strumento di risparmio, con tassi di risparmio reali negativi. Solo alcuni piccoli produttori, particolarmente dinamici, adottano le tecniche di lavaggio.
Esperienza in Kenya:
L’autorità keniana per la salute delle piante ha rafforzato il rispetto delle norme biologiche europee, aprendo l’accesso a mercati di fascia alta. Inoltre, le certificazioni di commercio equo (come la Max Havelaar Svizzera) hanno contribuito a valorizzare i prodotti etici.
Lezione appresa:
Puntare su certificazioni riconosciute (biologiche, di commercio equo) e investire nello sviluppo di marchi distintivi per differenziarsi dalla concorrenza, offrendo al contempo incentivi finanziari e alternative per il risparmio agli agricoltori.
Scegliere inizialmente mercati regionali prima di espandersi a livello internazionale
Esperienza in Georgia:
Il programma USAID INVEST ha preparato 40 imprese georgiane per l’export verso l’Europa, generando un potenziale commerciale di 5 milioni di dollari grazie a partnership con grossisti locali.
Esperienza in Vietnam:
Il “tigre asiatico” ha consolidato prima la presenza nei mercati regionali, riducendo i rischi logistici prima di lanciarsi su scala globale.
Lezione appresa:
Avviare l’export su mercati geograficamente o culturalmente affini, per rafforzare le capacità aziendali e minimizzare i rischi legati a una rapida espansione.
5. Integrare l’economia circolare per una sostenibilità redditizia
Esperienza in India:
Il riciclo dei sottoprodotti della pesca per ottenere pelle e fertilizzanti organici ha permesso di diversificare le fonti di reddito, riducendo al contempo gli sprechi.
Esperienza in Africa Sub-Sahariana:
L’adozione dei pagamenti mobili e della tecnologia blockchain ha migliorato la trasparenza delle filiere, con una riduzione delle perdite post-raccolto del 15%.
Lezioni apprese:
Adottare modelli circolari – come la valorizzazione dei rifiuti agricoli – è fondamentale per rispondere alla crescente domanda di sostenibilità e per aprirsi a mercati premium.
Conclusione
Le imprese agroalimentari dei paesi in via di sviluppo possono ottenere successo sui mercati internazionali combinando innovazione e inclusione. I casi di successo dei programmi cileni (PRODESAL) e pakistani (Single Window) dimostrano che l’utilizzo della tecnologia, la collaborazione strategica e un’approfondita conoscenza del mercato sono elementi imprescindibili.
Priorità:
Formare gli agricoltori per superare le carenze nell’accesso alle tecnologie e alle conoscenze tecniche.
Sviluppare partenariati pubblico-privati che rispettino gli standard globali, favorendo sinergie capaci di abbattere le barriere infrastrutturali.
Puntare a nicchie di mercato con prodotti certificati e marchi riconoscibili, per differenziarsi in un contesto competitivo.
Consolidare inizialmente i mercati regionali prima di espandersi su scala internazionale.
Integrare la sostenibilità in ogni fase della catena del valore per garantire una crescita duratura e responsabile.
Come dimostra il caso del caffè etiope, anche i settori più promettenti richiedono riforme sistemiche – ad esempio, nell’ambito dell’inclusione finanziaria – per poter evolvere. Il successo all’export, infatti, si fonda su strategie olistiche: l’empowerment dei produttori, la semplificazione degli scambi commerciali e il costante miglioramento della qualità dei prodotti.
Nota contestuale
L’USAID ha storicamente sostenuto la trasformazione agricola in tutto il mondo attraverso innovazioni di vasta portata – dalla Rivoluzione Verde alle riforme agrarie – e programmi come Feed the Future, che hanno incrementato le esportazioni ortofrutticole egiziane da 150 milioni a 1 miliardo di dollari annui. Inoltre, collaborazioni di ricerca per un valore di 1,4 miliardi di dollari con il CGIAR hanno contribuito ad aumentare la produzione alimentare nei paesi in via di sviluppo di circa il 7–8%.
Tuttavia, la chiusura dell’USAID nel 2025, avvenuta sotto l’amministrazione Trump, mette a rischio questi importanti progressi. Programmi vitali – come la fornitura di antimalarici in Nigeria (2,3 milioni di dollari) o la lotta contro l’HIV in Sud Africa (con il 20% dei costi di trattamento coperti da PEPFAR) – sono stati interrotti. L’arresto dei progetti lattiero-caseari e ortofrutticoli in Kenya evidenzia il vuoto lasciato da tale decisione, che compromette la sicurezza alimentare globale e i mezzi di sussistenza di milioni di persone che si affidavano all’expertise dell’USAID.
L’eredità di quest’agenzia testimonia l’impatto duraturo di uno sviluppo collaborativo e sostenibile – un modello che oggi rischia di venir meno e che dovrebbe ispirare anche le strategie nel nostro contesto nazionale.
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Sig. Kosona Chriv
Fondatore del Gruppo LinkedIn «Agriculture, Livestock, Aquaculture, Agrifood, AgriTech and FoodTech» https://www.linkedin.com/groups/6789045
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